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Una via d'uscita



No Fascism, No Racism, No War, No Pollution

The Next Revolution Siamo veramente ad un punto di svolta, i nodi stanno venendo al pettine, creando un groviglio che appare sempre più inestricabile; crisi economica, sociale, ecologica e climatica; sovra-popolazione, flussi migratori;  tensioni internazionali che prefigurano l’estensione di conflitti armati non solo locali. Il capitalismo globale (e i suoi variegati sistemi di potere politico), è sempre meno in grado di affrontare le situazioni che emergono in varie parti del mondo, se non con la ferocia della repressione e/o della manipolazione ideologica. I diritti umani sono schiacciati, e gli egoismi delle società capitalistiche e consumiste occidentali spostano sempre più a destra l’asse della politica, prefigurando anche forme moderne di Regimi para-fascisti (secondo il Censis in Italia sale al 48% il desiderio dell’ “uomo forte”). Per fortuna esistono anche segnali di risveglio, dopo Friday For Future, in Italia, il Movimento delle Sardine, pur minimale nelle sue motivazioni politiche, esprimendosi però in chiave nettamente antifascista ed antirazzista, stabilisce almeno uno spartiacque chiaro, nel senso dell’appartenenza ad una entità collettiva. Le manifestazioni di queste settimane, partite da Bologna, stanno sprattutto a significare la necessità di scrollarsi di dosso, collettivamente, una cappa oppressiva creata da sovranismi, populismi, razzismi e neofascismi.

In particolare l’asfissiante propagandismo di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, sta creando una situazione di incubo per molta parte della popolazione. Infatti anche se Salvini e Meloni riscuotono un consenso che li porta oramai oltre il 40% (in un eventuale voto) va tenuto comunque conto che l’estraneità alle bagarre elettorali si aggira su una cifra simile: in ogni caso il 40%, diciamo anche del 70% di votanti, è solo il 28% del totale, tanto per tenere presente alcuni numeri fondamentali che spesso si dimenticano. Comunque sia, è chiaro che chi vince le elezioni poi governa, e probabilmente quello che ci capiterà fra non molto è proprio di trovarci di fronte la destra parafascista, (ancor peggio di quella berlusconiana), al potere. Che fare quindi? Crediamo che sia necessario sviluppare un movimento di resistenza collettivo che si tiri fuori da tutte le logiche di potere ed in autonomia apra la discussione pubblica sui problemi cruciali ai quali ci troviamo di fronte. Quindi effettivamente dopo le uscite di piazza è necessario parlare, discutere, confrontarsi, sia sui temi generali che su quelli locali. Con particolare riferimento al Friuli crediamo che si debba avere la piena consapevolezza delle caratteristiche della terra in cui viviamo e di cosa si possa prospettare per il futuro tenendo anche contro della necessità di creare una società basata sulla democrazia diretta ed ecologicamente sostenibile. In Friuli non ci sono grandi Città e dobbiamo quindi guardare ai nostri  Paesi che sono la vera struttura socio-politica del territorio. Quindi come espresso nel titolo, che fa riferimento a tematiche assolutamente generali, bisogna pensare globalmente ma poi agire, anche e soprattutto, localmente, per sviluppare un discorso di municipalismo libertario e democrazia diretta, con punti di partenza nei valori dell'antifascismo e dell'antirazzismo, ma anche dell’ambiente, dei beni comuni e della consapevolezza strategica della necessità storica ineludibile, di creare una società egualitaria e sostenibile.

Ci sono allora due illusioni da abbandonare: che si possano cambiare le cose attraverso le vie legalitarie o per contro attraverso quelle insurrezionali. Dovrebbe essere definitivamente chiaro che nessuna di queste due strade è storicamente praticabile. E allora? Esiste una terza via? Essa ci è indicata per esempio dal grandioso esperimento sociale del Rojava, sintesi di rivoluzione sociale, femminismo ed ecologia, che non punta alla conquista del potere ma alla realizzazione nei fatti di una società diversa. La trasposizione in chiave occidentale di questa strategia  parte innanzitutto  semplicemente dal fatto di dimostrare la propria volontà effettiva di cambiamento, in maniera permanente e di estendere progressivamente le proprie capacità pratiche, organizzative e culturali, in modo da prefigurare collettivamente la società futura.


Paolo De Toni, Gruppo Ecologia Sociale  6 dicembre 2019




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