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Timeline della sostenibilità

Aggiornamento: 14 ott 2018

Verso la Scienza della Sostenibilita.

Documento a cura di Paolo De Toni del "Gruppo Ecologia Sociale", in occasione di una conferenza sul clima svoltasi a San Giorgio di Nogaro il 5 luglio 2013 qui scaricabile come pdf originale

Premessa. A fine Ottocento, nonostante un percorso controverso e “tragicomico”, i fondamenti per la scienza della sostenibilità (in particolare la termodinamica e l’ecologia) erano praticamente già pronti, ma le vicende storiche sono andate diversamente. Vediamo come.

Cronologia essenziale

L’Ottocento 1807 Thomas Young (1773-1829) conia il termine “Energia”

poi ... The Tragicomical History of Thermodynamics 1822-1854 (secondo Clifford A. Truesdell)

1822 Fourier pubblica la Teoria Analitica del Calore (senza sapere cosa fosse il calore)

1824 Carnot ricava il rendimento della macchina termica ideale (senza sapere cosa fosse il calore)

1847 Helmoltz enuncia il principio di Conservazione dell’Energia (abbandono della teoria del calorico)

1850 Joule misura l’equivalenza (quantitativa) fra calore e lavoro (abbandono della teoria del calorico)

1853-54 Kelvin e Clausius enunciano il principio di Dissipazione dell’Energia Meccanica (Secondo principio della termodinamica)

Clifford A. Truesdell (1919-2000) a proposito dei fisici e della termodinamica classica dirà: «Ogni fisico sa esattamente quello che la prima e la seconda legge significano, ma è mia esperienza, che non esistono due fisici d’accordo su di esse.»

Nel 1859 Charles Darwin (1809-1882) http://it.wikipedia.org/wiki/Charles_Darwin

pubblica “On the Origin of Species” nasce la “Teoria dell’Evoluzione”


Nel 1865 Rudolf Clausius (1822-1888) introduce il concetto fisico di entropia e formula le due leggi della termodinamica in forma generale ( e un po’ metafisica):

1. L’energia dell’universo è costante; 2. L’entropia dell’universo tende a un massimo.

Nel 1885 però Clausius afferma:

«Nell'economia di una nazione c'è una legge di validità generale: non bisogna consumare in ciascun periodo più di quanto è stato prodotto nello stesso periodo. Perciò dovremmo consumare tanto combustibile quanto è possibile riprodurre attraverso la crescita degli alberi.»

In questo modo praticamente Clausius enuncia il concetto di sostenibilità.


Nel 1866 Ernst Haeckel (1834-1919) conia il termine ecologia che verrà valorizzato socialmente 100 anni dopo, negli anni sessanta del novecento, con la nascita dei primi

movimenti ecologisti. Haeckel introduce il termine "Oecologie" per definire la scienza che studia lo spazio della casa, o anche "...la scienza delle relazioni di un organismo con il mondo esteriore che lo circonda; cioe, in senso lato, la scienza delle condizioni di esistenza". http://www.caffeeuropa.it/res/ecologia_5.shtml

Nel 1889 George Gouy (1854-1926) sulla base del principio di Carnot definisce l’ “energie utilisable” (exergy dal 1953, termine coniato da Zoran Rant).

http://www.brera.unimi.it/sisfa/atti/atti2005/C18-Capuozzo.pdf


L’applicazione sistematica dell’analisi eXergetica a tutti i processi energetici, sconta un ritardo di 100 anni.


Anticipazioni di Svante Arrhenius sul “Global Warming” Nel 1896 Svante Arrhenius (1859-1927) pubblica

On the Influence of Carbonic Acid in the Air upon the Temperature of the Ground.

Philosophical Magazine and Journal of Science Series 5, Volume 41, April 1896, pages 237-276. http://www.rsc.org/images/Arrhenius1896_tcm18-173546.pdf

intuendo così il contributo antropogenico all’effetto serra


Nel 1901, l’anticipazione di Kropotkin sull’economia come fisiologia della società

Pietro Kropotkin (1842-1921) anarchico russo precursore dell’ecologia sociale. “In generale, riteniamo che la scienza dell’economia politica vada costituita in modo diverso: deve essere trattata come una scienza naturale e proporsi una nuova meta; deve occupare in rapporto alle società umane un posto simile a quello che la fisiologia occupa in rapporto alle piante e agli animali: deve diventare insomma una fisiologia della società. Il suo scopo deve essere lo studio dei bisogni sempre crescenti della società e dei diversi mezzi impiegati per soddisfarli; deve analizzare questi mezzi per vedere fino a che punto sono stati una volta e sono oggi appropriati allo scopo; e in ultimo – poiché lo scopo finale di ogni scienza è la previsione e l’applicazione alla vita pratica (ed è un bel pezzo che Bacone l’ha affermato) – essa dovrà studiare i mezzi per meglio soddisfare la somma dei bisogni moderni e ottenere con la minore spesa d’energia (con economia) i migliori risultati per l’umanità in generale."

http://www.eleuthera.it/files/materiali/Kropotkin_Scienza_e_anarchia.pdf


Il Novecento Nel Novecento si afferma e si consolida il riduzionismo scientifico, fra le altre cose la scienza si scinde nettamente dalla filosofia. Nel dopo guerra la Big Science e il falso mito della “neutralità della scienza” dominano la scena, però incominciano ad emergere le contraddizioni, secondo me derivanti soprattutto dal carattere elitario e di compromissione con il potere politico, economico e militare, della scienza.


1959-1963 C.P. Snow: Le Due Culture Nel 2009 Piergiorgio Odifreddi dice:

"... cinquant’anni dopo le cose rimangono esattamente com' erano."

Si tratta della classica contrapposizione fra cultura umanistica e cultura scientifica ancora irrisolta. Come mai?

Odifreddi: QUEL TITOLO HA SEGNATO UN' EPOCA
Il 7 maggio 1959 Charles Snow, chimico per educazione e romanziere per vocazione, tenne una conferenza all' università di Cambridge su Le due culture e la rivoluzione scientifica, che fu poi pubblicata in due puntate sulla rivista Encounter nel giugno e luglio, stimolando un acceso dibattito, e divenendo infine un libro nel 1963. La tesi di Snow era semplice: mentre gli scienziati, come tutte le persone acculturate, frequentano la letteratura, la musica, l' arte e la filosofia, gli umanisti non sanno un accidente di matematica, fisica, chimica e biologia. Ma mentre chi non conosce Dante, Beethoven, Michelangelo o Aristotele viene giustamente considerato un ignorante, non è affatto così per chi non abbia mai frequentato Archimede, Galileo, Lavoisier o Darwin.
Cinquant' anni e infinite discussioni dopo, le cose rimangono esattamente com' erano: basta sfogliare le pagine culturali (appunto) dei giornali per accorgersi che "la scienza non si pubblica, se si pubblica la si banalizza, e se non si banalizza non la si valorizza". Si parla quasi solo e quasi sempre di storie raccontate da contastorie, o di pensate pensate da "pensatori". Se per caso scappa una notizia "scientifica", è quasi certamente a proposito di qualche stravaganza. E se una volta ogni morte di papa si parla seriamente di scienza, è raro che finisca in prima pagina, appannaggio quasi esclusivo della cultura letteraria e filosofica. Commemoriamo dunque pure il cinquantenario della lezione di Snow, purchè vestiti a lutto come si addice a una solenne funzione funebre. PIERGIORGIO ODIFREDDI

1962 Thomas S. Khun La Struttura delle Rivoluzioni Scientifiche

http://plato.stanford.edu/entries/thomas-kuhn/

Ma cos’è la Scienza?

Secondo Kuhn:

«Gli effetti dell’isolamento dalla società sono resi notevolmente più forti da un’altra caratteristica presentata della corporazione scientifica specialistica: il tipo di educazione che costituisce un’ iniziazione.» «Fino agli ultimi stadi dell’educazione di uno scienziato, i manuali sostituiscono sistematicamente la letteratura scientifica creativa che li ha resi possibili.... Senza voler difendere le estreme conseguenze cui questo tipo di educazione è stato spinto talvolta, non si può fare a meno di constatare che esso èstato, in generale, straordinariamente efficace. Naturalmente si tratta di un’educazione rigida e limitata forse più rigida e limitata di ogni altro tipo di educazione, fatta eccezione per la teologia ortodossa. Ma per la ricerca all’interno della scienza normale, per risolvere rompicapo all’interno della tradizione definita dai manuali, lo scienziato viene preparato quasi alla perfezione.»

Contro Kuhn e la “Scienza Normale” interviene Isabelle Stengers(ha collaborato con Prigogine nei libri "La Nuova Alleanza" e

"Dall’Essere al Divenire")

“Avevo letto Thomas Kuhn e non vi avevo avuto che una buona descrizione del tipo di formazione scientifica che avevo abbandonato. Di colpo, e questo, da allora, non mi ha più lasciato, mi sono resa conto che c’è una politica in Kuhn: un pensiero della legge e dell’ordine. A quell’epoca, io ignoravo ancora di aver svoltato per la filosofia, alla fine dei miei studi di chimica, per delle ragioni che erano ugualmente politiche...” “Avevo appena capito che il tipo di formazione che avevo ricevuto non mi stimolava davanti ai problemi; mi rendeva semplicemente capace di risolvere quelli che Kuhn chiama dei puzzles, dei rompicapi, dei problemi “normali”. E’ quindi solo più tardi che ho visto che vi è una questione politica: la nozione di “disciplina” è legata alla strutturazione delle comunità scientifiche. Senz’altro le rendono efficaci e produttive; ma impediscono loro di pensare, o di indietreggiare, le orienta alla competizione e al rifiuto di tutto quello che potrebbe “far perdere tempo”...”

Vie d’uscita dalle due culture e dalla scienza paradigmatica.

Una soluzione del problema delle due culture e della scienza paradigmatica e riduzionista si può basare sulla moderna cosmologia.

Nel 1965 due ingegneri americani, Penzias e Wilson, rilevano (casualmente) la Radiazione Cosmica di Fondo (CMBR), così si completa la rivoluzione cosmologica del Big Bang che cambia completamente la nostra concezione dell’universo. Questa concezione è anche potenzialmente in contrasto con il riduzionismo scientifico. La cosmologia rappresenta una fisica evolutiva, molto vicina alla sensibilità ecologica, cioè in sintonia con un’idea di eco-fisica ed incorpora e completala teoria dell’evoluzione biologica in un visione di evoluzione cosmica.


Cosmos & Culture http://history.nasa.gov/cosmosculture.pdf

Cosmic evolution, the idea that the universe and its constituent parts are constantly evolving, has become widely accepted only in the last 50 years. It is no coincidence that this acceptance parallels the span of the Space Age. Although cosmic evolution was first recognized in the physical universe early in the 20th century, with hints even earlier, the relationships among planets, stars, and galaxies, and the evolution of the universe itself, became much better known through the discoveries by planetary probes and space telescopes in the latter half of the century. It was also during the last 50 years—a century after Darwin proposed that evolution by natural selection applies to life on our own planet—that researchers from a variety of disciplines began to seriously study the possibilities of extraterrestrial life and “the biological universe.” Considering biology from this broader cosmological perspective has expanded biological thinking beyond its sample-of-one straightjacket, incorporating biology into cosmic evolution. Astrobiology is now a robust discipline even though it has yet to find any life beyond Earth. L'evoluzione cosmica, l'idea che l'universo e le sue parti costitutive sono in continua evoluzione, è stata ampiamente accettata solo negli ultimi 50 anni. Non è un caso che questa accettazione affianca lo sviluppo della Era Spaziale. Anche se l'evoluzione cosmica è stata riconosciuta per la prima volta nell'universo fisico all'inizio del 20° secolo, con accenni anche prima, i rapporti tra pianeti, stelle e galassie, e l'evoluzione dell'universo stesso, sono diventati molto più conosciuti attraverso le scoperte dalle sonde planetarie e dei telescopi spaziali nella seconda metà del secolo. E' stato anche nel corso degli ultimi 50 anni, un secolo dopo che Darwin ha proposto che l'evoluzione per selezione naturale si applica alla vita sul nostro pianeta, che i ricercatori di varie discipline hanno cominciato a studiare seriamente le possibilità di vita extraterrestre e "l'universo biologico." Considerando la biologia da questa più ampia prospettiva cosmologica si è ampliato il pensiero biologico oltre il suo sample-of-one straightjacket, incorporando la biologia nell'evoluzione cosmica. L'astrobiologia è ormai una disciplina robusta anche se non ha ancora trovato una vita oltre la Terra.

La freccia cosmologica del tempo e l’evoluzione dell’universo

http://books.google.it/books?id=KG2SZouhFuIC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false

https://www.cfa.harvard.edu/~ejchaisson/cosmic_evolution/docs/splash.html


Le sette ere dell'evoluzione cosmica


  • the evolution of primal energy into elementary particles and atoms

  • the evolution of those atoms into galaxies and stars

  • the evolution of stars into heavy elements

  • the evolution of those elements into the molecular building blocks of life

  • the evolution of those molecules into life itself

  • the evolution of advanced life forms into intelligence

  • the evolution of intelligent life into a cultured and technological civilization.

Dopo la timeline cosmologica ...

... continuiamo con la timeline della storia umana degli ultimi decenni

1972 I Limiti dello Sviluppo 40 anni dopo, Giorgio Nebbia afferma che lo studio del MIT commissionato dal Club di Roma, aveva visto giusto.

http://www.fondazionemicheletti.it/altronovecento/allegati/6677_2012.3.20_Altro900_Quaderno_1.pdf

http://www.fondazionemicheletti.it/nebbia/sm-3439-una-rilettura-de-i-limiti-alla-crescita-2012/

Se al loro apparire, esattamente quaranta anni fa, I limiti dello sviluppo scatenarono un intenso dibattito internazionale che si esaurì tuttavia nel giro di pochi anni, oggi diversi studi stanno riproponendo la discussione. Uno dei più recenti di questi, dal titolo The Limits to Growth Revisited2 , fa ad esempio il punto della copiosa letteratura dell’ultimo decennio per ribadire la sostanziale giustezza delle tesi sostenute nel libro. Ma al di là di questo loro ricorrente riemergere, ai Limiti va riconosciuto un ruolo cruciale nella crescita della consapevolezza ambientale a livello planetario. In questo saggio cerchiamo di descrivere l’accoglienza riservata all’opera in Italia tra il 1972 e il 1975 . I Limiti quaranta anni dopo: un bilancio chiaroscurato Con la metà degli anni Settanta, l’attenzione per i problemi sollevati dai Limiti è cominciata a declinare, non solo in Italia, ma in tutti i paesi industrializzati, fino a scomparire quasi del tutto nel corso degli anni Ottanta. Ciò è dovuto a diversi fattori come il rallentamento della crisi energetica, il ritorno dell’ideologia della crescita e dei consumi negli anni Ottanta e poi Novanta, la comparsa di una nuova popolazione di abitanti dei paesi ex-socialisti, affamati di merci, di benessere, pronti a pagare il benessere con l’alto prezzo dell’inquinamento ambientale, dello sfruttamento delle proprie risorse agricole e minerarie, l’inizio di un rapido sviluppo di grandi paesi asiatici come Cina e India. La crisi del modello socialdemocratico e il declino dell’attenzione per i possibili limiti non tanto della crescita, quanto della crescita in un mondo di risorse limitate, hanno frattanto causato la scomparsa di quel poco di cultura per le previsioni, per lo studio del futuro, che aveva caratterizzato gli anni Sessanta e che aveva aiutato alcuni governi a “pianificare” le proprie scelte economiche e sociali. Mai come in questo momento, tuttavia, occorrerebbe tentare di “scrivere” di nuovo non tanto le curve tracciate dai mitici calcolatori, quanto le previsioni di interazione tra i fattori che il Club di Roma aveva pensato di mettere in relazione: popolazione, risorse non rinnovabili (nel frattempo mutate col mutamento della tecnologia), benessere (che dipende sia dalla disponibilità di acqua e cibo sia dall’accesso alla conoscenza), produzione di beni materiali (industriali e agricoli), inquinamento. Questa breve rassegna della risposta italiana alle “curve” dei Limiti suggerisce dunque la necessità della rinascita di una cultura “del futuro” in grado di attenuare i prevedibili conflitti fra popoli, paesi e all’interno dei singoli gruppi di paesi.

1972 Barry Commoner (1917-2012): Il Cerchio da Chiudere.

http://www.amigi.org/index.php?option=com_content&view=article&id=515:barry-commoner-il-cerchio-da-chiudere

1973 E.F. Schumacher (1911-1977): Piccolo è bello (2013: 40 anni dopo) http://it.wikipedia.org/wiki/Ernst_Friedrich_Schumacher

http://www.ibs.it/code/9788842547938/schumacher-ernst-f-/piccolo-e-bello.html

1974 La guerra del Kippur, le targhe alterne e la prima crisi energetica.

http://it.wikipedia.org/wiki/Austerity

1975 L’American Physical Society (APS) pubblica lo studio “Efficient Use of Energy” (rendimento del secondo ordine, exergy)

http://proceedings.aip.org/resource/2/apcpcs/25/1?isAuthorized=no

http://scitation.aip.org/getpdf/servlet/GetPDFServlet?filetype=pdf&id=APCPCS000025000001000025000001&idtype=cvips&doi=10.1063/1.30306&prog=normal

http://www.aps.org/units/fps/newsletters/200904/hafemeister.cfm

1976 Barry Commoner: la Povertà del Potere

Brani da questo libro si trovano qui

http://people.roma2.infn.it/~elettronica/PUL/ecofisica/ecofisica.pdf

1979: 28 marzo 1979 incidente nucleare di Three Miles Island

http://it.wikipedia.org/wiki/Incidente_di_Three_Mile_Island

1980 Jeremy Rifkin Entropy: A New World Wiew ripubblicato 20 anni dopo con il sottotitolo “Into the Greenhouse World”.

http://www.scribd.com/doc/132717637/Jeremy-Rifkin-Entropy-Into-the-Greenhouse-World

Un economista si appropria della “Second Law” della termodinamica, una scienza che i fisici hanno “scaricato”, e la utilizza in campo economico e sociale.

(Pubblicato in italiano nel 1983)

1981 Murray Bookchin The Ecology of Freedom The Emergence and Dissolution of Hierarchy

“L’Ecologia della Libertà” esce nel 1984 per le edizioni Antistato poi ripubblicato da Elèuthera

L’ecologia sociale può essere guardata anche come un brillante approccio, pur se non ancora completo, al problema delle due culture.

http://it.scribd.com/doc/116064399/Bookchin-Murray-Per-una-societa-ecologica http://ita.anarchopedia.org/Murray_Bookchin Nel 1984 Bookchin è stato nostro ospite a San Giorgio di Nogaro.


Nascono Le Scienze Ambientali La necessità di una scienza integrata ambientale era già chiara oltre 30 anni fa (ancor prima

dell’enunciato di Brundtland del 1987 sullo sviluppo sostenibile), come si vede anche dalla seguente citazione

1981 Sven Erik Jorgensen

The right solution to environmental problems can be found only by cooperation between several scientists, and it is therefore advantageous if all the members of such a multidisciplinary team know each other's language. Traditionally, scientists have worked to discover more and more about less and less. In environmental science, however, it is necessary to know more and more about more and more to be able to solve the problems. Environmental science has therefore caused a shift in scientific thinking, by demonstrating that although so much detailed knowledge and so many independent data have been collected, such details cannot be used by man to improve the conditions for life on this earth, unless they can all be considered together. La giusta soluzione ai problemi ambientali si può trovare solo dalla cooperazione tra diversi scienziati, ed è quindi vantaggioso se tutti i membri di un team multidisciplinare conoscono l’uno il linguaggio dell'altro. Tradizionalmente, gli scienziati hanno lavorato per scoprire sempre di più su sempre meno. Nelle scienze ambientali, tuttavia, è necessario conoscere sempre di più su sempre di più per essere in grado di risolvere i problemi. La Scienza Ambientale ha quindi provocato un cambiamento nel pensiero scientifico, dimostrando che, sebbene tanta conoscenza dettagliata e tanti dati indipendenti sono stati raccolti, tali dettagli non possono essere utilizzati dall'uomo per migliorare le condizioni di vita su questa terra, a meno che non possono essere considerati tutti insieme.

1984 Enzo Tiezzi (1938-2010) Pubblica “Tempi Storici Tempi Biologici” poi ripubblicato nel 2011, venti anni dopo dall’inizio della stesura della prima edizione

http://it.wikipedia.org/wiki/Enzo_Tiezzi

http://books.google.it/books?id=IfGfUa09C2UC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false

1986: 26 Aprile 1986 incidente nucleare di Chernobyl

http://it.wikipedia.org/wiki/Chernobyl

1987 Our common future. Enunciato di Brundtland sullo sviluppo sostenibile

http://conspect.nl/pdf/Our_Common_Future-Brundtland_Report_1987.pdf

1988 Nasce l’IPCC Intergovernmental Panel on Climate Change.

Da Wikipedia

L'Intergovernmental Panel on Climate Change (Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico [1], IPCC) è il foro scientifico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, l'Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) ed il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP) allo scopo di studiare il riscaldamento globale. L'IPCC non svolge direttamente attività di ricerca né di monitoraggio o raccolta dati: l'IPCC fonda le sue valutazioni principalmente su letteratura scientifica pubblicata in seguito a peer review (revisione paritaria). Tutti i rapporti tecnici dell'IPCC sono a loro volta soggetti a procedure di referaggio; i rapporti sintetici (oggetto di attenzione mediatica) sono soggetti anche a revisione da parte dei governi e del resto ogni governo è libero di farsi rappresentare dagli inviati che sceglie anche se non sono competenti. L'attività principale dell'IPCC è la preparazione a intervalli regolari di valutazioni esaustive e aggiornate delle informazioni scientifiche, tecniche e socio-economiche rilevanti per la comprensione dei mutamenti climatici indotti dall'uomo, degli impatti potenziali dei mutamenti climatici e delle alternative di mitigazione e adattamento disponibili per le politiche pubbliche. I rapporti di valutazione finora pubblicati sono i seguenti:

  • "Primo Rapporto di Valutazione" (1990)

  • "Secondo Rapporto di Valutazione" (1995)

  • "Terzo Rapporto di Valutazione" (2001)

  • "Quarto Rapporto di Valutazione" (2007) Il quarto rapporto di valutazione IPCC è diviso in tre parti che rispecchiano le attività di tre distinti gruppi di lavoro. La prima parte del rapporto riassume le cognizioni scientifiche attuali sul clima e sulla sua evoluzione dovuta all'impatto umano ed è stata presentata al pubblico a Parigi il 6 febbraio 2007. La seconda parte riassume le conoscenze sugli impatti del cambiamento climatico ed è stata presentata a Bruxelles in aprile mentre la terza che presenta le possibili strategie di mitigazione e adattamento è stata presentata a Bangkok il 4 maggio. La sintesi è stata presentata a novembre del 2007. Il quinto rapporto è attualmente nella sua fase finale di stesura; come il precedente sarà diviso in tre parti (che saranno completate rispettivamente a settembre 2013, marzo 2014 e aprile 2014) più una di sintesi, attesa per fine ottobre 2014[4]. I rapporti IPCC sono ampiamente citati in qualsiasi dibattito sul mutamento climatico. In genere l'IPCC è considerato fonte autorevole, ma si sono levate anche voci critiche.

1992 Peixoto-Oort nasce la “Physics of Climate” http://isnap.nd.edu/Lectures/phys20054/Lecture_1_Physics_of_Climate_overview.pdf Il nastro trasportatore oceanico

1995 Secondo Report IPCC

2001 Terzo Report IPCC

2002 Entra in scena l’eco-fisica di Luigi Sertorio. Segue bibliografia

Storia dell'abbondanza Sertorio Luigi, 2002 http://www.ibs.it/code/9788833913780/sertorio-luigi/storia-dell-abbondanza.html

Vivere in nicchia, pensare globale Sertorio Luigi, 2005 http://www.ibs.it/code/9788833915975/sertorio-luigi/vivere-nicchia-pensare.html

Cento watt per il prossimo miliardo di anni Sertorio Luigi; Renda Erika, 2008 http://www.ibs.it/code/9788833918426/sertorio-luigi/cento-watt-per.html

Ecofisica Sertorio Luigi; Renda Erika, 2009

http://www.ibs.it/code/9788833958019/sertorio-luigi/ecofisica.html

La natura e le macchine. Le piramide economica del consumismo ha la base nella miseria 2009 http://www.ibs.it/code/9788886618731/sertorio-luigi/natura-macchine-piramide.html L'informazione acquisita nella conoscenza scientifica è unidirezionale, va dalla Natura all'uomo e avanza con la speculazione teorica e la conferma dell'esperimento. Questo procedere ha da una parte la faccia luminosa della conoscenza e dall'altra la faccia nascosta delle filiazioni tecnologiche, il contatto con il mondo delle macchine, che appartiene alla società e porta con sé arbitrio e istinti di prevaricazione, predominanti sul progresso materiale. La scoperta della fisica nucleare è stata immediatamente incanalata verso l'esito di Hiroshima e Nagasaki e ci vorranno forse secoli prima che la specie umana riesca a liberarsi di tale impronta originale. Il maxipotere concentrato in poche mani non è il portatore della bellezza e della creatività che la Natura fa nascere in continuazione; all'opposto impone il consumismo, macchina inutile, che genera ricchezza concentrata e ignoranza diffusa.

La menzogna nucleare. Chiesa Giulietto; Cosenza Guido; Sertorio Luigi, 2010 http://www.ibs.it/code/9788862201124/chiesa-giulietto/menzogna-nucleare-perche.html

Orbite (e vita nell'Universo) Renda Erika; Sertorio Luigi, 2012, Aracne http://www.ibs.it/code/9788854856646/renda-erika/orbite-vita-nell.html Non esiste organismo vivente che non sia parte di un insieme di specie, la biosfera, che realizza il motore a fotoni della vita. Non esiste la biosfera senza una fluidodinamica planetaria, il clima, che è il motore a fotoni inorganico. Quest'ultimo a sua volta deve essere appropriato, e ciò implica una stella e un pianeta aventi la giusta massa e composizione chimica, con orbita approssimativamente circolare: solo così è garantita la permanenza della dinamica congiunta di clima e biosfera. La domanda sulle condizioni generali per l'esistenza della vita implicano le incognite "altrove", "prima", "dopo" che hanno senso all'interno della storia del nostro Universo. Questo libro è il tentativo di dare un fondamento metodologico a questi difficili importanti problemi.

2003 Gianfranco Bologna (WWF) Verso la scienza (post-normale) della sostenibilità

http://www.comitatoscientifico.org/temi%20SD/documents/@@BOLOGNA%20SD%20Science.pdf

Nell’ultimo decennio ma, soprattutto negli ultimi anni, si è fatto frequente, nella letteratura scientifica, l’utilizzo del termine “Sustainability Science”, scienza della sostenibilita’. Non ci troviamo di fronte ad una disciplina scientifica matura con chiare componenti concettuali e teoriche. Si tratta invece di una “convergenza” transdisciplinare di riflessioni e ricerche derivanti da discipline diverse che cercano di analizzare le interazioni dinamiche esistenti tra i sistemi naturali e quelli sociali e di comprendere i modi migliori per “gestirle”. La scienza della sostenibilita’ si sta formando in un momento in cui l’intera cultura scientifica e’ in grande “ebollizione”; i confini disciplinari si fanno sempre piu’ labili, tanti nuovi approcci e saperi si incrociano e si interfecondano e siamo sempre piu’ consapevoli delle nostre oggettive difficolta’ di conoscenza effettiva della realta’ che ci circonda, delle difficolta’ di interpretarla, di governarla, di gestirla.

Secondo gli studiosi Silvio Funtowicz e Jerry Ravetz, le questioni ambientali hanno aperto una nuova fase nella prassi scientifica e, richiamandosi all’idea di “scienza normale” (indicata dal filosofo della scienza Thomas Kuhn3), definiscono questa nuova fase “scienza postnormale”. I nuovi problemi di dimensione globale che emergono dalla relazione tra sistemi naturali e sistemi sociali possono produrre conseguenze di lungo periodo e con grandi difficolta’ di reversibilita’. In questo quadro spesso la ricerca scientifica puo’ produrre solo modelli matematici e simulazioni che sono essenzialmente inverificabili. La situazione attuale posta dallo stretto intreccio dei problemi ambientali e sociali fa’ si che i fatti risultano incerti, i valori in conflitto, la posta in gioco alta e le decisioni urgenti. Sono percio’ necessarie nuove metodologie basate su di un nuovo fondamento epistemologico, quello, appunto, della scienza post normale.

2006 Nasce il “Journal of Sustainability Science” presso la Springer

http://www.springer.com/environment/environmental+management/journal/11625 Editor-in-Chief: Kazuhiko Takeuchi

2007 Quarto Report IPCC (il quinto report è in fase di ultimazione).

http://www.ipcc.ch/pdf/reports-nonUN-translations/italian/ar4-wg3-spm.pdf

2007 Premio Nobel ad Al Gore e al IPCC L’assegnazione (12 ottobre 2007) del Premio Nobel per la Pace ad Al Gore ed all’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change, che ha coinvolto direttamente l’Ictp (International center of theorycal phisics) di Trieste, nonché l’intensificarsi del dibattito scientifico su questi temi, crea l’occasione per aggiornare la situazione anche sulla comunicazione scientifica, didattica e divulgativa in merito. La motivazione del premio da parte del comitato per il Nobel, che ha scelto i vincitori fra 181 candidati, recita: “per i loro sforzi per costruire e diffondere una conoscenza maggiore sui cambiamenti climatici provocati dall’uomo e per porre le basi per le misure necessarie a contrastare tali cambiamenti”

Al Gore ha definito il “global warming” una questione morale e l’Ipcc ha dichiarato in maniera inequivocabile le cause prevalentemente antropogeniche dell’aumento di temperatura degli ultimi decenni; un aumento dovuto cioè alle emissioni di gas serra derivanti dalle attività umane. In primo piano in questo avvenimento si è trovato l’ICTP grazie al gruppo di climatologi guidato da Filippo Giorgi che ha lavorato per la stesura del rapporto dell’IPCC presentato il 2 febbraio 2007 a Parigi.

2009 Il Climategate http://it.wikipedia.org/wiki/Climategate

------------------------------------------> Il Negazionismo <----------------------------------------

Al IPCC, all’ecologismo, alle energie alternative, si contrappone il negazionismo, (il “Denialism”).

In Italia abbiamo il brillante esempio di Franco Battaglia (pro nucleare, pro carbone)

http://www.radioradicale.it/scheda/232007/sereno-troppo-variabile-icambiamenti-climatici-sono-naturali-o-dipendono-dall-uomo

«Io credo che questa faccenda dei cambiamenti climatici, dell’effetto serra antropogenico, è uno dei più colossali scandali scientifici di questo tempo. C’è una ragione del perché siamo tutti bombardati da questo terrore. Si vuole cercare di fare passare una truffa planetaria, un’altra colossale illusione: l’energia dal sole, in particolare la tecnologia eolica e fotovoltaica che sono un totale, un totale, fallimento. Sono un fallimento costosissimo. Siccome sono un fallimento ci si è inventati questa storia del cambiamento climatico e della necessità di ridurre le emissioni di anidride carbonica. ... Perché l’effetto serra antropogenico non esiste? il Prof. Mattioli ha parlato di tante cose, di correlazione, di termodinamica, io insegno anche termodinamica. Nella scienza la “correlazione” non ha nulla a che vedere con la relazione causa-effetto. Il gallo canta prima che sorge il sole, ma il sole non sorge perché il gallo ha cantato però c’è una perfetta correlazione fra il canto del gallo e il sorgere del sole. La correlazione che il Prof. Mattioli citava fra aumento di CO2 ed aumento di temperatura non ha alcuna relazione di causa-effetto, ed ora vi dico il perché.

Recentissimi sviluppi della Sustainability Science

2009 First ICSS (International Conference of Sustainability Science) Tokio

http://www2.ir3s.u-tokyo.ac.jp/ICSS2009/index.html 2010 Second ICSS Roma http://icss2010.net/?p=home

Vincenzo Naso A New Science http://icss2010.net/?p=A-New-Science

2011 11 marzo Disastro nucleare di Fukushima Niente ICSS internazionale si è svolto il secondo ICSS Asia (Vietnam) http://www2.ir3s.u-tokyo.ac.jp/icssasia2011/

2011 Exergy Conference Parigi

http://www.ecofisica.net/index.php?option=com_content&view=article&id=257:exergy-convegno-internazionale&catid=83:03exergy

2012 Third ICSS Arizona http://www.icss2012.net/ in previsione

2013 Fourth ICSS Parigi (settembre 2013) http://icss2013.univ-amu.fr/ 2014 Copenhagen http://sustainability.ku.dk/iarucongress2014/


Definizioni scientifiche basilari per caratterizzare una società eco-sostenibile

1-1 What is an environmentally sustainable society? CONCEPT 1-1A Our lives and economies depend on Energy from the sun and natural resources and natural services (natural capital) provided by the earth. CONCEPT 1-1B Living sustainably means living off the earth’s natural income without depleting or degrading the natural capital that supplies it. 1-1 Che cosa è una società ecologicamente sostenibile? CONCEPT 1-1A Le nostre vite e le nostre economie dipendono dall’energia del sole, dalle risorse naturali e dai servizi naturali (capitale naturale), forniti dalla terra. CONCEPT 1-1B Vivere in modo sostenibile significa vivere del reddito naturale della terra, senza riduzione o degradazione, del capitale naturale che lo fornisce.
1-2 How are our ecological footprints affecting the earth? CONCEPT 1-2 As our ecological footprints grow, we deplete and degrade more of the earth’s natural capital. 1-2 In che modo le nostre impronte ecologiche interessano la terra? CONCEPT 1-2 Nella misura in cui le nostre impronte ecologiche crescono, impoveriamo e degradiamo sempre più il capitale naturale della terra.
1-3 What is pollution, and what can we do about it? CONCEPT 1-3 Preventing pollution is more effective and less costly than cleaning up pollution. 1-3 Che cos'è l'inquinamento, e che cosa possiamo fare? CONCEPT 1-3 La prevenzione dell’inquinamento è più efficace e meno costosa del disinquinamento.
1-4 Why do we have environmental problems? CONCEPT 1-4 Major causes of environmental problems are population growth, poverty, affluence based on wasteful and unsustainable resource use, and exclusion of harmful environmental costs from the market prices of goods and services. 1-4 Perché abbiamo problemi ambientali? CONCEPT 1-4 Le principali cause dei problemi ambientali sono la crescita della popolazione, la povertà, il benessere basato sullo spreco e sull’uso non sostenibile delle risorse e l'esclusione dei costi ambientali nocivi dai prezzi di mercato dei beni e dei servizi.
1-5 How can we live more sustainably? CONCEPT 1-5 We can live more sustainably by relying more on solar energy, preserving biodiversity, and not disrupting the earth’s natural chemical recycling processes. 1-5 Come possiamo vivere in modo più sostenibile? CONCEPT 1-5 Siamo in grado di vivere in modo più sostenibile basandoci di più sull'energia solare, la tutela della biodiversità, e non interrompendo i naturali processi chimici di riciclaggio della terra.

Environmental Science is a Study of Connections in Nature. La Scienza Ambientale è uno studio delle connessioni in natura. The environment is everything around us, or as the famous physicist Albert Einstein put it, “The environment is everything that isn’t me.” It includes the living and the nonliving things (air, water, and energy) with which we interact in a complex web of relationships that connect us to one another and to the world we live in. Despite our many scientific and technological advances, we are utterly dependent on the environment for clean air and water, food, shelter, energy, and everything else we need to stay alive and healthy. L'ambiente è tutto ciò che ci circonda, o come il famoso fisico Albert Einstein ha posto, "L'ambiente è tutto ciò che non sono io." Esso comprende le cose viventi e non viventi (aria, acqua ed energia) con le quali noi interagiamo in una complessa rete di relazioni che ci legano gli uni agli altri e al mondo in cui viviamo. Nonostante i nostri molti progressi scientifici e tecnologici, siamo estremamente dipendenti dall’ambiente per l'aria e l'acqua pulita, il cibo, l’alloggio, l’energia, e tutto il resto di cui abbiamo bisogno per rimanere in vita e in buona salute.
As a result, we are part of, and not apart from, the rest of nature. This textbook is an introduction to environmental science, an interdisciplinary study of how humans interact with living and nonliving parts of their environment. It integrates information and ideas from the natural sciences such as biology, chemistry, and geology; the social sciences such as geography, economics, political science; and the humanities, including philosophy and ethics. The three goals of environmental science are to learn how nature works, to understand how we interact with the environment, and to find ways to deal with environmental problems and live more sustainably. Di conseguenza, noi siamo parte, e non aparte, del resto della natura. Questo libro di testo è un’introduzione alla scienza ambientale, uno studio interdisciplinare di come gli esseri umani interagiscono con parti viventi e non viventi del loro ambiente. Esso integra informazioni e idee dalle scienze naturali come la biologia, la chimica, e la geologia, le scienze sociali come la geografia, l'economia, scienze politiche e scienze umane, tra cui la filosofia e l'etica. I tre obiettivi della scienza ambientale sono imparare come funziona la natura, capire il modo in cui noi interagiamo con l'ambiente e trovare il modo di risolvere i problemi ambientali e vivere in modo più sostenibile.
A key component of environmental science is ecology, the biological science that studies how organisms, or living things, interact with one another and with their environment. Every organism is a member of a certain species: a group of organisms that have distinctive traits and, for sexually reproducing organisms, can mate and produce fertile offspring. A major focus of ecology is the study of ecosystems. An ecosystem is a set of organisms within a defined area or volume interacting with one another and with and their environment of nonliving matter and energy. Una componente chiave della scienza ambientale è l'ecologia, la scienza biologica che studia come gli organismi, o gli esseri viventi, interagiscono tra di loro e con il loro ambiente. Ogni organismo è un membro di una determinata specie: un gruppo di organismi che hanno i tratti distintivi e, per gli organismi a riproduzione sessuata, possono accoppiarsi e produrre prole fertile. Uno degli obiettivi principali dell’ecologia è lo studio degli ecosistemi. Un ecosistema è un insieme di organismi in una zona predefinita o volume che interagiscono tra loro e con il loro ambiente, la materia non vivente e l’energia.
For example, a forest ecosystem consists of plants (especially trees), animals, and tiny decomposers that recycle its chemicals, all interacting with one another and with solar energy and the chemicals in its air, water, and soil. We should not confuse environmental science and ecology with environmentalism, a social movement dedicated to protecting the earth’s life-support systems for all forms of life. Environmentalism is practiced more in the political and ethical arenas than in the realm of science. Ad esempio, un ecosistema forestale consiste di piante (soprattutto alberi), animali e piccoli decompositori che riciclano le sostanze chimiche, tutti interagiscono tra loro e con l'energia solare e le sostanze chimiche nella sua aria, acqua e suolo. Non dobbiamo confondere le scienze ambientali e l'ecologia con l'ambientalismo, un movimento sociale dedicato a proteggere i sistemi di supporto vitale della terra per tutte le forme di vita. L'ambientalismo è praticato più nelle arene politiche ed etiche che nel campo della scienza.

Tratto da Environmental Sciences Miller-Spoolman 2010


Le scuole di pensiero sulla sostenibilità

1) Exergy

http://books.google.it/books?id=FrUolHxhGVYC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false

http://www.ecofisica.net/index.php?option=com_content&view=article&id=257:exergy-convegno-internazionale&catid=83:03exergy

Il contesto globale, ambientale, economico e giuridico delle nostre società industriali chiama urgentemente per la definizione di criteri di sviluppo sostenibile che dovrebbero essere chiari, indiscutibili, indipendenti da specifici campi o lobbies, basati su principi fisici largamente accettati. Stando situata nel punto di incrocio tra fisica, ingegneria, biologia ed ecologia, il concetto di exergia mostra queste proprietà.

Bisogna capire che le energie, i processi, i materiali, ma anche le configurazioni urbanistiche e logistiche mostrano struttura ed organizzazione la cui qualità può essere quantificata per mezzo dell'exergia. Lo scopo di questa conferenza è quello di mostrare che l'exergia è ora usata in una larga concezione e ottimizzazione: produzione e distribuzione di energia, processi chimici, materiali, logistica, urbanistica, architettura, pianificazione industriale e del paesaggio, agro-ecosistemi ed ecologia.

L'exergia dà accesso a rigorose metodologie e strategie di ottimizzazione, riducendo al minimo i materiali e l'energia utilizzata a livello locale e globale. Il suo utilizzo porta ad un'economia sostanziale. L'obiettivo principale della conferenza è quello di mostrare che l'exergia dovrebbe essere la quantità fisica cruciale del 21-esimo secolo.

Conferenza, il cui scopo è di far conoscere ad un pubblico il più ampio possibile la nozione fisica di exergia e cercare di far emergere un’altra cultura dell’energia e delle rappresentazioni mentali e sociali che noi ne abbiamo.

L’exergia può essere definita come la frazione meccanica di una forma di energia, cosa che ne fa una misura della qualità dell’energia o del suo livello di degradazione, relativamente ad uno stato di riferimento. Più in generale, l'exergia di un sistema fuori dall'equilibrio può essere definita come il massimo lavoro meccanico che è possibile estrarre con il ritorno di quel sistema all’equilibrio. Quest’ultima definizione mostra a quale punto il concetto di exergia trascende il campo

dell’energia per consentire più profonde caratterizzazioni legate al concetto di struttura e qualità dell'energia, delle risorse e dell'ambiente.


2) Natural Capitalism Amory Lovins

http://www.youtube.com/watch?v=1zfO3HW6xCw

http://www.natcap.org/

http://it.wikipedia.org/wiki/Capitalismo_naturale

Si tratta di un grosso pericolo in agguato. Anche se questa ambigua teoria, si basa su alcune cose oggettivamente corrette, ben note ai movimenti ecologisti è anche chiaro che si tratta di una mistificazione. Il problema è che il “Natural Capitalism” per quanto prospettiva storicamente inconsistente, può però portare completamente fuori strada molti movimenti ambientalisti che non hanno assunto una discriminante chiara in senso anti-capitalista e ansiosi di vedere cambiamenti nell’economia (vedi Green Economy)


3) Emergy Ulgiati, Odum, Brown.

http://www.ecologiasociale.org/ppt/ulgiati_lecture.ppt

http://prosperouswaydown.com/

http://www.unicamp.br/fea/ortega/energy/B.Odum.pdf


4) Eco-Physics Luigi Sertorio. Brani tratti da “100 watt per il prossimo miliardo di anni”

1. Cosmologia, astrobiologia e complessità «Nel nostro sistema solare la formazione dei pianeti risale approssimativamente a 4.5 miliardi di anni fa. Poi, nel caso della terra avviene che le caratteristiche della sfera inorganica siano favorevoli all’esistenza di un qualche tipo di vita, all’inizio non fotosintetica, in seguito fotosintetica. La vita fotosintetica ricava energia dal flusso solare e può allora diventare una dinamica ciclica di notevolissima potenza, circa un centesimo del flusso solare entrante. Le condizioni chimiche favorevoli non ci furono né se Marte né su Venere, che pur ricevono un flusso solare quasi identico a quello della Terra. Questo significa che non basta appartenere alla stessa stella, avere orbite simili, nascere per accrezione dalla stessa massa gassosa d’origine, per avere le stesse condizioni favorevoli alla vita; ci vuole molto di più. Definire cosa sia questo di più, e spiegare come mai la terra ce l’abbia e gli altri pianeti no, è un problema difficilissimo, non del tipo «particelle fondamentali», ma del tipo «complessità fondamentale». E’ ciò che si chiama ecofisicaPag. 17/18
«Sistemi finalistici. Sistemi complessi sono le molecole di DNA, le reti formate da nodi del tipo Lotka- Volterra interagenti fra loro; vari modi di simulare certi aspetti dei comportamenti sociali. In generale l’ecofisica è la scienza dei sistemi complessi.» p.113
«Altre risorse globali che riguardano il sottile strato entro cui esiste la biosfera sono l’equipaggiamento totale di acqua, di ossigeno e di anidride carbonica. E qui entrano in gioco i parametri intensivi, temperatura e pressione, più le concentrazioni relative alle varie molecole. Alla temperatura e alla pressione che ci sono sulla superficie terrestre, ossigeno ed anidride carbonica possono esistere solo nella fase gassosa, mentre l’acqua può esistere nelle tre fasi termodinamiche di solido, liquido e vapore. Le tre fasi dell’acqua hanno enorme importanza. Esse sono in scambio perenne, evaporazione e condensazione, congelamento e fusione; in queste transizioni si assorbe e si rilascia calore latente, un parametro che ha un valore molto alto per l’acqua. Tali assorbimenti e rilasci hanno un potente effetto di stabilizzazione della temperatura di oceani, terre solide e atmosfera. Questa stabilità è essenziale per la vita. Sono anche importanti le altre percentuali relative di tutte le molecole della sfera inorganica e della biosfera. Qui la complessità dell’ecofisica è massima.» Pag. 22
2. Il clima, uno dei capitoli dell’ecofisica. «Quando parlano di energia i fisici si trovano fra le mani altri strumenti. Al barile è connessa una unità di misura che è un multiplo del joule e quindi il barile è un numero rigorosamente fisso, è l’energia termica che viene prodotta nella combustione del petrolio in esso contenuto. La temperatura di combustione è quella che è dettata dalla termodinamica e dalla meccanica quantistica. Sono note le energie di legame delle molecole che ci sono prima e dopo la combustione; poi, essendo date la densità e la pressione vigenti sulla superficie terrestre, segue la temperatura di combustione. A combustione avvenuta, quando i gas prodotti si sono dispersi nell’atmosfera, il discorso fisico continua. La composizione percentuale dell’atmosfera è cambiata e parte da qui la ricerca che implica quel sistema fisico complesso che è il clima, uno dei capitoli dell’ecofisica. Rispetto alla fisica della combustione, controllabile in laboratorio, l’ecofisica è più difficile .» Pag 38
3. Una nuova tecnologia. «Proponiamo di istituire un premio di architettura su questo tema. Scegliere una città medioevale italiana, un periodo storico in cui la città fu fiorente e un intervallo di alcuni anni nei quali la dinamica cittadina fu ragionevolmente stazionaria. Calcolare la potenza media per persona corrispondente al funzionamento globale cittadino, tutto incluso. Il vincitore di tale premio sarebbe un buon candidato per affrontare il pensiero sulla specie umana nel futuro non fossile e con i nuovi strumenti tecnologici che l’ecofisica saprà indicare. Il punto cruciale da capire è la dinamica che lega la potenza di picco e la potenza media. Se per la potenza di picco è necessaria una macchina ad hoc che opera per ciascun membro di una collettività con richiesta stocastica, si ha il consumismo presente. Se le richieste di picco sono armonizzate, il consumo globale medio diminuisce. Questo non è un miracolo.» Pag. 98
4. Non solo scienza terrestre. «Infine consideriamo le stelle che sono gli attori più importanti presenti nell’Universo. Le stelle costituiscono la più vistosa riunificazione fra la termodinamica e la gravità che la fisica antica e anche la fisica di Galileo e Newton avevano separato. E’ molto difficile mettere assieme temperatura e gravità soprattutto se si vuole ragionare in teoria della relatività generale, eppure le stelle ci riescono. L’Universo è costituito prevalentemente da radiazione, fotoni e in minor misura da materia, nucleoni (e magari da materia oscura). La parte massiva è a sua volta organizzata prevalentemente in stelle, che sono oggetti chiusi rispetto alla massa, densi e caldi al centro dove avvengono reazioni di fusione, e dunque sono aperti all’energia, la radiazione che esce e va nello spazio vuoto. Le stelle si formano, esistono per un certo intervallo di tempo, poi terminano il loro ciclo energetico. Le nuove stelle che si formano non possono mai essere identiche a quelle precedenti. La cosmologia è in verità complicatissima ed educa la mente ad affrontare concetti inaspettati e ad allargare i confini dell’ecofisica, che non può solo essere scienza terrestrePag.117

5) Science of Sustainability

1. Scuola giapponese http://sussci.org/about/ Background http://sussci.org/_pre/wp-content/uploads/2012/10/ISSS-brochure.pdf

2. Scuola danese http://sustainability.ku.dk http://www.youtube.com/watch?v=9Hy4cdpyRQQ

6) Social Ecology il sito dell’Institute for Social Ecology fondato da Murray Bookchin

http://www.social-ecology.org/

http://www.ecologiasociale.org/pdf/ecofisica.pdf


7) De-growth/ Decrescita / Properous Way Down

Serge Latouche

http://www.youtube.com/watch?v=0UGV1b3H9h4 http://www.degrowth.eu/v1/

http://prosperouswaydown.com/

http://www.unicamp.br/fea/ortega/energy/B.Odum.pdf


8) De-crisi da scienza post-normale

Federico Demaria (Università di Barcellona)

http://resfvg.blogspot.it/2010_03_01_archive.html

Gli scienziati possono contribuire a questi processi, offrendo le loro analisi ed informazioni. Tuttavia sul 'che fare', 'come farlo' e 'farlo', tutti sono chiamati a partecipare, sia nella teoria che nella pratica. Facciamo un esempio. É giunta l'ora che il Pil vada in pensione. Per quanto riguarda la sostenibilità, gli economisti ecologici ci offrono una serie di indicatori alternativi: impronta ecologica, analisi dei flussi di materiale (Mfa), appropriazione umana della produzione primaria netta (Hannp), analisi input-output (Ioa), analisi del ciclo di vita (Lca), evoluzioni integrate multidimensionali (MuSiasem), etc... Esistono varie proposte per rendere il processo di presa delle decisioni più trasparente e democratico, come l'analisi multi-criteriale (o multi-fattoriale) partecipativa proposta dall'economista Giuseppe Munda.
Francois Schneider, tra i promotori della conferenza, precisa che la decrescita non consiste solo nell'andare oltre il Pil, si tratta: di riconoscere che c'è qualcosa al di là dei soldi, qualcosa al di là della onnipresenza dei mercati e degli interscambi nelle nostre relazioni, qualcosa al di là l'essere consumatori e produttori, qualcosa a parte la società industriale. Lo sfruttamento delle risorse e delle persone può decrescere (come il numero di barche tossiche che va ad Alang). Condividere è fondamentale, cosi come l'approfondimento della democrazia.
La decrescita è un movimento sociale nato dalle esperienze di sovranità alimetare, democrazia diretta e partecipativa, ecologismo, co-housing, occupazioni, neo-rurali, rivendicazioni degli spazi pubblici, cooperative di consumo, energie rinnovabili, riciclo e prevenzione dei rifiuti. É uno slogan, un movimento, e presto un programma di ricerca. Secondo Joan Martinez Alier, un ottimo caso di 'activist-led science' (scienza guidata dagli attivisti), verso un nuovo ramo delle scienze sociali per la sostenibilità che si potrebbe chiamare 'studi sulla decrescita economica' o 'studi sulla transizione (o meglio trasformazione) socio-ecologica. Per di più, la decrescita offre l'opportunità di articolare i movimenti sociali. Il nuovo progetto di Enric Duran, attivista per la decrescita, si chiama: 'Reti in rete: tessendo alternative' (redesenred.net).
Non esiste una sola soluzione. Esistono complementarietà e multidimensionalità dei problemi e delle soluzioni. Senza dubbio, abbiamo bisogno di abbandonare il pensiero economico (unico) e sfidare i mercati globalizzati, mentre nel frattempo ci servono mercati locali delle verdure e forme di economie aperte (re)localizzate. Abbiamo bisogno di fare meno e certamente farlo in modo diverso. Per questo motivo, la decrescita non è solamente una transizione, è una trasformazione.

i nostri siti

1. Ecologia Sociale (dal 2001, ora in standby ma ancora online)

http://www.ecologiasociale.org/ e continua in parte su http://www.info-action.net/

2. Eco femminismo http://dumbles.noblogs.org/

http://www.ecologiasociale.org/pg/ecofemminismo_home.html

3. Ecofisica

http://www.ecofisica.net/


Conclusioni

Il problema non è così semplice come esposto nell’articolo sopra riportato e non può essere affrontato prevalentemente sul piano filosofico e socio-economico, con un basso contenuto di scienze naturali e fisica ambientale. Infatti è assolutamente necessario controbilanciare il potere del riduzionismo scientifico che si fonda sulle “scienze dure”, fortemente matematizzate, basate sulla fisica. Va dato atto che, complessivamente, sembra oggi esistere una motivazione seria per risolvere problemi come la crisi ecologica, il nostro futuro comune, la sostenibilità dell’impatto ecologico delle società umane sulla biosfera. La Sustainability Science (e tutto ciò che è ad essa riconducibile), si pone nell’ottica di risolvere questi problemi; ci riuscirà? Così come si presenta fino ad ora, io credo di no. Vediamo uno schema dei problemi in gioco.

1. Cultura Umanistica Vs. Cultura Scientifica 2. Riduzionismo Vs. Interdisciplinarietà 3. La Sustainability Science come scienza olistica e trans-disciplinare 4. Il ruolo della Termodinamica nella Sustainability Science

Ma cos’è la Termodinamica? Nessuno è in grado di dirlo, conseguentemente mancano

i fondamenti stessi per costruire la Sustainability Science. A questa mancanza potrebbe in parte compensare il movimento fondato su Exergy, che trova una soluzione pragmatica per il ruolo della termodinamica, ma, da un lato, la congiunzione fra Exergy e Sustainability Science non mi pare sia in corso e in ogni caso, anche Exergy non è riuscita a completare la definizione delle sue basi politiche, mantenendo un ruolo di subalternità verso i policy makers.

La Scienza della Sostenibilità è senz’altro un approccio più avanzato di quello dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), ma comunque essa si colloca all’interno della scienza istituzionale e accademica ed è inevitabilmente incompleta nei fondamenti. Questa situazione d’incompletezza (che ha anche concrete ragioni storico-socio-poliche) ci lascia uno spazio enorme di elaborazione autogestita. Però, in definitiva, siccome il problema della termodinamica è in qualche modo collocato anche all’interno della fisica e siccome la fisica è la scienza dominante nel riduzionismo scientifico, allora la domanda cruciale diventa la seguente:

“Quale fisica per la sostenibilità?”

Questo è il problema più importante

e più difficile da affrontare.

San Giorgio di Nogaro luglio 2013

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